Sono state redatte varie Circolari Ministeriali che hanno per oggetto l'educazione interculturale nella scuola, necessaria affinchè si avvii e trovi finalmente il pieno compimento il processo d'integrazione culturale, a conferma di quanto sia avvertita come impellente ed attuale la presa di posizione in tale campo. La Circolare Ministeriale 8/9/1989, n.301 ha come intento la regolamentazione dell'inserimento degli alunni stranieri nella scuola dell'obbligo. Partendo dalla considerazione dell'importanza del fenomeno migratorio sottolinea la necessità di "garantire alla generalità degli immigrati l'esercizio del diritto allo studio ed a valorizzare le risorse provenienti dall'apporto di culture diverse nella prospettiva della cooperazione fra i popoli nel pieno rispetto delle etnie di provenienza". L'educazione interculturale, in tale documento, si propone come iniziale risposta ai problemi degli alunni stranieri/immigrati soprattutto grazie all'apprendimento della lingua italiana ed alla valorizzazione della lingua e cultura di origine. Si sottolinea, inoltre, l'importanza di realizzare attività di manipolazione di materiale, di costruzione e di attività ludiche tramite le quali tutti gli alunni, possano individuare canali comunicativi efficaci, facilitando al tempo stesso i normali processi di reciproca acquisizione di espressioni linguistiche verbali. Tali attività didattiche hanno l'obiettivo di valorizzare le caratteristiche delle diverse etnie e condurranno gli alunni ad accettare e capire quegli elementi che contribuiscono a formare una coscienza culturale aperta. Nella Circolare del Ministero della Pubblica Istruzione n.205 del 26 luglio 1990 si sottolinea come la presenza degli stranieri in Italia "rende di particolare attualità una nuova e mirata attenzione della scuola alle tematiche connesse all'educazione interculturale quale condizione strutturale della società multiculturale. Il compito educativo, in questo tipo di società, assume il carattere specifico di mediazione fra le diverse culture di cui sono portatori gli alunni: mediazione non riduttiva degli apporti culturali diversi, bensì animatrice di un continuo, produttivo confronto fra differenti modelli". La Circolare, inoltre, evidenzia l'educazione interculturale come valore di democrazia e considera la "diversità culturale" come "risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone". In questo senso l'educazione interculturale implica "non solo l'accettazione ed il rispetto del diverso, ma anche il riconoscimento della sua identità culturale, nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e di collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento". Si afferma, quindi, l'importanza del principio di coinvolgimento degli alunni italiani in un rapporto interattivo con gli alunni stranieri/immigrati, in funzione del reciproco arricchimento culturale. Questo documento introduce per la prima volta il concetto di educazione interculturale e la individua come la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto del razzismo e di ogni forma di intolleranza. Nella Circolare Ministeriale n.122 del 28 aprile 1992, in cui si esamina la Pronuncia del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione in materia di educazione interculturale nella scuola, è chiaramente manifestata l'importanza pedagogica della scuola non solo nell'accogliere portatori di altre culture, ma anche a valorizzarle il più possibile, considerandole beni alla fruizione dei quali i ragazzi immigrati hanno diritto, per poter sviluppare armoniosamente la loro personalità. Tale valorizzazione deve essere intesa non come semplice accostamento di elementi delle culture di origine a quelle dei paesi di accoglienza, ma come dialogo e scambio, tale da consentire a ogni persona di comprendere la propria cultura e di confrontarsi con le altre persone e le altre culture, in vista di un comune arricchimento e di una evoluzione culturale i cui esiti possono essere astrattamente prefigurati, ma non imposti. Indipendentemente dalla presenza fisica nella scuola e nelle classi di ragazze e ragazzi appartenenti ad altre culture, una educazione che sia all'altezza dei problemi di una società complessa e mobile come è la nostra non può che prospettarsi come interculturale, con tutte le valenze, in parte ancora inesplorate, che questa prospettiva comporta. La Circolare Ministeriale n.73 del 2 marzo 1994, ha per oggetto l'impegno progettuale della scuola nel dialogo interculturale. In particolare, si specifica come in Italia, lo stato comunitario con il più alto numero di minoranze, sia molto sentita la necessità di interazione ed integrazione culturale per raggiungere le quali è necessario un impegno costante da parte dell'apparato scolastico. Inoltre, la volontà di realizzare condizione paritarie di accesso allo studio, non fa che rafforzare il bisogno di momenti formativi qualificati. Una scuola che si pone come obiettivo il raggiungimento di una educazione interculturale considera la diversità esclusivamente come l'opportunità di sviluppare rapporti costruttivi tra tutte le parti in causa. In questa ottica l'azione educativa svolta dall'istituzione scolastica non fa altro che coinvolgere l'alunno straniero nella vita ordinaria e quotidiana in cui si ritrova inserito. La Circolare, quindi, sottolinea la volontà di attuare una didattica interculturale che sappia porre attenzione alle metodologie più idonee ed appropriate per presentare la nostra cultura all'alunno straniero e coinvolgerlo nelle dinamiche della classe. Di fronte agli alunni stranieri, infatti, il primo approccio diventa elemento fondamentale per l'instaurarsi di un rapporto sereno e proficuo per lo sviluppo della personalità del bambino. Per questo motivo la fase dell'accoglienza deve tenere conto delle complessive situazioni di disagio in cui può trovarsi il bambino e la sua famiglia. Soprattutto nella scuola materna questo primo momento di accoglienza deve facilitare la creazioni di condizioni ottimali per l'inserimento del bambino in un ambiente nuovo, soprattutto grazie al linguaggio dei gesti, all'uso del disegno e di altre forme di comunicazione. La socializzazione, infatti, rappresenta il primo gradino per la realizzazione di attività interculturali comuni. Tale Circolare individua l'Europa, all'interno del delicato processo di integrazione economica e politica in corso, come "società multiculturale" e individua la dimensione europea dell'insegnamento nel quadro dell'educazione interculturale, con riferimento al Trattato di Maastricht e ai documenti della Comunità Europea e del Consiglio d'Europa sulla dimensione europea dell'insegnamento. Quanto sia sentito il tema dell'integrazione e gli sforzi fatti per rendere più armonica possibile l'interazione culturale sono tematiche che ritroviamo anche nella Legge n.40 del 6 marzo 1998. In particolare, l'articolo 36 è dedicato all'istruzione degli stranieri ed all'educazione interculturale. Lo Stato, infatti, garantisce il diritto allo studio e considera i minori stranieri soggetti che devono assolvere l'obbligo scolastico, sottolineando come per essi devono essere applicate tutte le disposizioni in materia di diritto all'istruzione e di partecipazione alla vita della comunità scolastica. Il terzo comma del suddetto articolo specifica che "la comunità scolastica accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore da porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le culture e della tolleranza; a tal fine promuove e favorisce iniziative volte all'accoglienza, alla tutela della cultura e della lingua d'origine e alla realizzazione di attività interculturali comuni". Tali iniziativa, specifica la Legge, devono essere realizzate in base alla conoscenza dei bisogni locali e tenendo presente una programmazione territoriale integrata con le realtà straniere locali. In definitiva, la legge si esprime sul valore formativo delle differenze linguistiche e culturali: "nell'esercizio dell'autonomia didattica e organizzativa, le istituzioni scolastiche realizzano, per tutti gli alunni, progetti interculturali di ampliamento dell'offerta formativa, finalizzati alla valorizzazione delle differenze linguistico-culturali e alla promozione di iniziative di accoglienza e di scambio". Il Decreto Legislativo del 25 luglio 1998, n.286 "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" pone particolare attenzione sugli aspetti organizzativi della scuola, sull'insegnamento dell'italiano come seconda lingua, sul mantenimento della lingua e cultura d'origine, sulla formazione di docenti e sull'integrazione sociale. |